Ultima modifica: 27 Aprile 2018

Antimina Flagiello

«Sono emozionata e frastornata dalla vittoria dei ragazzi perché non era un testo facile quello che abbiamo portato in scena. Eppure mi hanno seguita durante questi due anni con passione e tenacia, dimostrandomi di credere per davvero al messaggio della storia. E poi abbiamo vinto nonostante la mancanza di spazi adeguati all’attività teatrale e facendo leva sulle potenzialità interne e il senso di responsabilità di docenti e alunni». A parlare è Mina Flagiello, curatrice del progetto teatrale dal titolo “Le Antigoni” con il quale il Liceo Classico e delle Scienze Umane “F. Durante” di Frattamaggiore, provincia di Napoli, ha vinto il primo premio dell’Eurotheatre, sezione C, la Rassegna Internazionale del Teatro di Scuola della XX edizione del GEF, il Festival della Creatività nella Scuola che si è tenuto dal 18 al 21 aprile scorso a Sanremo. La città della Musica, simbolo nel mondo della Canzone italiana, per quattro giorni ha ospitato gruppi di studenti di ogni ordine e grado provenienti da tutto il mondo, che si sono esibiti nelle diverse discipline in gara: musica, recitazione, ginnastica, canto, ballo… «Lo scopo della nostra ri-lettura e ri-scrittura dell’Atigone di Sofocle -continua la prof Flagiello- è stato quello di cogliere la contemporaneità della civiltà classica. Nel testo si rinnova l’esperienza degli antichi, per i quali assistere ad uno spettacolo teatrale significava partecipare alla vita politica della città, dando un contributo alla crescita spirituale e culturale di tutti».

Un concetto complesso… Che intende per “ri-scrittura” del testo di Sofocle?

«Abbiamo proposto una riambientazione della tragedia di Sofocle nella Berlino della II guerra mondiale. La dimensione è però a-temporale poiché abbraccia i tanti vissuti che si ripetono nella storia e le tante voci delle donne Antigoni».

Un dramma, dunque…

«Proprio così. Un dramma che esprime la profondità di numerose forme di amore: per la cultura e per il sapere, per gli affetti familiari, l’amore di Clara e Franz promessi sposi, dei fratelli Jan e Viktor, l’amore per la patria di Hoffmann, l’amore degli ideali di humanitas, l’amore per il potere. A queste forme di amore si intrecciano poi gli interrogativi che inchiodano l’uomo di ogni tempo».

Si spieghi meglio, prof…

«Sto parlando delle domande ineludibili che ognuno di noi si pone sul senso della vita, del dolore, del sacrificio, sul rispetto della patria e dei valori che essa esprime. E ancora, se possa oggi esistere una Legge dell’uomo superiore alle leggi dei singoli Stati, in nome della quale un nemico morto è sempre un uomo degno di pari dignità. Come vede un discorso molto complesso e denso, che per rendere meno “pesante” abbiamo scelto di rappresentare con l’ausilio di differenti supporti, per rendere l’esperienza scenica più emozionale e quella didattica più completa».

Cosa intende per “esperienza didattica”?

«L’idea di “teatro didattico” non si riferisce solamente al momento finale della rappresentazione, bensì anche ai processi che conducono ad esso attraverso differenti linguaggi: poetico, narrativo, musicale, pittorico, corporeo. Fare teatro a scuola significa realizzare una concreta metodologia che potenzia e sviluppa l’interazione delle competenze e delle abilità connesse con la comunicazione che col pensiero».

Il risultato di questa esperienza è una rappresentazione che la giuria tecnica ha dimostrato di apprezzare molto…

«Beh, ci speravamo. Ho detto più volte ai ragazzi che essere arrivati tra i primi quattro in finale a Sanremo era già una vittoria, ma in cuor nostro speravamo di salire sul podio…».




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